Come si fa a prendere decisioni in un gruppo? I SEI CAPPELLI DI DE BONO
- tessuto_educativo
- 10 mag 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 4 giu 2020
Camilla

<< La maggiore difficoltà che si incontra nel pensare è la confusione… Emozioni, informazioni, logica, aspettative e creatività si affollano in noi. È come fare un giocoliere con troppe palle.>>
Quando ci troviamo a fare un lavoro di gruppo o a lavorare ad un progetto chi è che prende le decisioni? Come si fa a gestire i conflitti? Com’è possibile avere delle idee creative?
Tutto questo può finire con due persone pronte a tirarsi libri dietro, urla, sconforto o semplicemente nulla di deciso. Edward De Bono, laureato in psicologia e medicina diventato noto in tutto il mondo per i suoi studi sulla creatività, ha ideato un metodo che aiuti a gestire tutti questi aspetti, tramite lo sviluppo delle capacità di pensiero.
Nella cultura occidentale siamo abituati ad utilizzare la discussione come metodo per lo studio di un argomento. Questa modalità ha origine dalla tradizione filosofica greca e ha come base il pensiero critico. Il pensiero critico è un ottimo metodo di reazione ad una posizione o a una proposta, ma secondo De Bono ha il limite di non lasciare spazio alla generatività di idee e alla creatività. In sostanza il pensiero critico va bene per reagire a delle proposte, ma non per scaturirle.
Anche per la mente più brillante sarebbe molto difficile, se non impossibile, cercare di sostenere contemporaneamente tutti gli aspetti del pensiero (logica, informazioni, impressioni, creatività).
Per De Bono ci sono due principali tipi di pensiero:
- Il pensiero per fronteggiare la routine
- Il pensiero intenzionale.
Il primo è un pensiero di reazione, del tipo “camminare- parlare- respirare”, non ci soffermiamo troppo a ragionare su questi aspetti, ci vengono automatici. Il secondo pensiero implica il “farsi una mappa” (mentale o fisica) per l’esplorazione di un problema.
Ma come si fa a diventare un pensatore intenzionale? Basta averne, per l’appunto, l’intenzione? Purtroppo non è così semplice. L’intenzione è fondamentale, ma a questa devono essere affiancate le “giuste mosse”.
Alla base di questo metodo risiede una considerazione semplice, quanto potente: la nostra mente è condizionata dal nostro umore.
Da alcune ricerche è risultato come le persone affette da depressione notino un cambiamento del loro modo di pensare quando sono in un periodo di forte depressione rispetto a quando si trovano ad avere un umore più positivo. (Hai mai notato questo tipo di cambiamenti in te?)
Ma se il nostro umore può cambiare il modo in cui pensiamo, allo stesso modo metterci nei panni di qualcun altro può influenzare la nostra capacità di pensiero? Secondo De Bono sì, infatti la recitazione e il teatro sono maestri in questo. Se indosserò il costume di una strega, reciterò la parte di una vecchina con la voce cupa e sarò pronta ad incenerire chi mi si trova davanti; se indosserò il costume di un buffone, non avrò timore a mettermi in ridicolo per far ridere gli altri. I pensieri che faremo in quelle circostanze saranno il prodotto del ruolo recitato.
Metterci un costume (o in questo caso un cappello) può permetterci di prendere le distanze dalle nostre convinzioni e dal nostro modo di pensare. E’ molto comune associare la nostra identità con i pensieri che facciamo; questo può rendere difficile l’essere obiettivi o il mettere in discussione le nostre posizioni, perchè inconsciamente crediamo che per farlo dovremmo mettere in discussione anche noi stessi. Facendo un esempio pratico, se io esprimessi un mio pensiero come Camilla e qualcuno mi criticasse, è possibile che io prenda questa critica come una critica alla mia persona e non al mio pensiero. Se invece io esprimessi un mio pensiero in quanto attrice di un certo ruolo, non percepirò la critica come un attacco personale, ma come un attacco al pensiero espresso dal mio personaggio.
Descrizione del moetodo dei cappelli
I cappelli ideati da De Bono sono sei: bianco, rosso, giallo, nero, verde, blu.
Ognuno di questi cappelli rappresenta un modo di pensare. Quando una persona si mette metaforicamente un cappello, deve sforzarsi di pensare e contribuire alla discussione di gruppo non con quello che direbbe lui, ma con quello che il cappello lo induce a pensare.
È importante specificare che ogni persona che partecipa ad un progetto di gruppo non deve tenersi sempre lo stesso cappello, ma si possono utilizzare tutti i cappelli alternativamente per esprimere diversi tipi di pensiero. Altro aspetto fondamentale è che in determinati momenti della discussione può essere richiesto a tutti i partecipanti di utilizzare lo stesso cappello.
Che si stia partecipando ad un progetto, si stia facendo una riunione, si stia facendo una discussione di gruppo ecc., l’utilizzo del sistema dei cappelli si struttura in due fasi:
La creazione di una mappa di esplorazione di un pensiero/ un problema/ un argomento. In questa mappa dovranno essere segnate tutte le idee emerse, anche quando divergenti o apparentemente non conciliabili.
La scelta di un percorso sulla mappa. Se per esempio si è fatta una discussione per avere un’idea sullo sviluppo di un progetto, alla fine della discussione si dovrà prendere in considerazione tutte le idee emerse, con i loro pro e i loro contro, e scegliere quale direzione si vuole intraprendere.
I sei cappelli:
CAPPELLO BIANCO
Il bianco è il colore della neutralità. Chi indossa questo cappello deve pensare come un computer e occuparsi di fornire i dati e le cifre che gli vengono richiesti senza offrire la propria opinione: come un computer deve essere imparziale e obiettivo.
Le informazioni che possono venire date sono di due tipi: 1) I fatti controllati e accertati, 2) i fatti creduti, cioè considerati veri, ma non controllati fino in fondo.
Per esprimere questo secondo tipo di fatti bisogna usare una scala della verosimiglianza che può andare da sempre vero a vero almeno nella metà dei casi a quasi mai vero.
Frasi possibili: “Questo dato indica che questi due aspetti non sono correlati”, “Questo dato indica come la media dei ragazzi che hanno smesso di andare a scuola sia diminuita negli anni”.
CAPPELLO ROSSO
Il rosso è il colore delle emozioni. Chi indossa questo cappello è autorizzato a dire le sue sensazioni, emozioni o intuizioni riguardo ad una proposta senza doverle giustificare. È molto importante considerare l’aspetto emotivo e dedicargli uno spazio dove possa essere espresso senza essere giudicato. Quando questo non avviene, esso viene fuori comunque, spesso espresso sotto una falsa parvenza di logica o di critica, ma senza un reale fondamento.
Frasi possibili: “Ho il presentimento che questa idea ci porterà a sbagliare tutto”, “Mi riparo sotto il cappello rosso per dire che mi sento infastidita dal fatto che non stiate prendendo in considerazione le mie proposte”.
CAPPELLO GIALLO
Il giallo è il colore della positività. Con questo cappello si può esprimere il proprio ottimismo e le ragioni per le quali si pensa che una proposta funzionerà. Valuta i benefici e cerca una base logica su cui fondarli. Il pensiero con il cappello giallo è costruttivo e propositivo, offre suggerimenti. Può anche esprimere i suoi sogni riguardanti il progetto.
Frasi possibili: “Trovo che questa proposta possa offrire grandi opportunità per migliorare il progetto”, “Mi è venuto in mente che se implementassimo questo aspetto, il progetto sarebbe un successo”
CAPPELLO NERO
Il nero è il colore della negatività. È l’opposto del cappello giallo e rappresenta l’avvocato del diavolo. Quando si indossa questo cappello è possibile fare delle critiche alle proposte fatte. Le critiche devono essere basate sulla logica e si possono rifare alla propria esperienza personale. È il cappello che mette in luce il perché una cosa potrebbe non funzionare. Il cappello nero può anche proporre alternative o migliorie rispetto all’idea che sta criticando.
Frasi possibili: “ C’è il rischio che non avremo le risorse per portare a termine questo progetto”, “Questa proposta ci porterà a lavorare il doppio senza risultati”.
CAPPELLO VERDE
Il verde è il colore delle piante che nascono da un seme e rappresenta la creatività. Con tale cappello bisogna andare alla ricerca di alternative, non fermandosi alle risposte più ovvie, anche quelle che hanno sempre funzionato. Quando lo si indossa, non bisogna accontentarsi della prima proposta che viene fatta, per quanto convincente essa possa essere, ma si è invitati a proporre idee nuove e creative, anche le più assurde. La provocazione delle idee assurde ci costringe ad uscire dagli schemi mentali a cui siamo abituati.
Frasi possibili: “Solitamente sono i professori che decidono con che criteri valutare un progetto, e se dessimo noi a loro i criteri con il quale valutare?”, “ Quale può essere una caratteristica comune tra il nostro prossimo progetto e una rana?”
CAPPELLO BLU
Il blu è il colore del cielo che sta sopra ogni cosa. Rappresenta il direttore d’orchestra ed è quello che si occupa di organizzare gli altri cappelli. Chi lo indossa solitamente è colui/colei che ha organizzato l’incontro o è a capo del progetto. È un ruolo che non per forza dev’essere rivestito sempre dalla stessa persona. Il pensatore con il cappello blu individua gli argomenti e i problemi che si vogliono trattare e si occupa di tenere in considerazione la mappa che si sta creando, aiutando gli altri con dei riassunti. Ha inoltre il compito di assicurarsi che vengano rispettate le regole del gioco.
Frasi possibili: “Metto il cappello blu per dire che ci siamo allontanati molto dal tema di riflessione, riprendiamo dall’inizio”, “Ora che sono stati espressi i vostri pareri da cappello nero, perché non ci mettiamo tutti il cappello verde per trovare nuove idee?”
In conclusione:
Dopo aver parlato di quali siano i vari cappelli e delle motivazioni per le quali De Bono abbia creato questo metodo, vorrei elencare brevemente quali siano i benefici nell’utilizzo di questo metodo e perché potrebbe essere un ottimo strumento da utilizzare nel momento in cui dobbiate fare un progetto di gruppo (a scuola o nel lavoro), una riunione di lavoro o anche solamente affrontare una discussione cercando di studiare più approfonditamente un argomento:
Stabilire le regole del “gioco del pensiero” ed esigere che tutti vi si attengano.
Dirigere l’attenzione verso un pensiero di tipo intenzionale.
Avere una maniera conveniente per chiedere agli altri e a noi stessi di cambiare modo di esprimersi o di pensare senza offendere nessuno.
Avere una mappa che restituisca il processo di costruzione di un’idea e che permetta di valutare quanti più aspetti possibili, dando valore ai contributi di ognuno.
PER APPROFONDIRE:
De Bono E., Sei cappelli per pensare, 2009, BUR Rizzoli
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