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"Lessico" familiare

  • Immagine del redattore: tessuto_educativo
    tessuto_educativo
  • 9 giu 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 20 giu 2020

Viola -


Se siete arrivati qui probabilmente vi state chiedendo come un nucleo familiare possa funzionare al meglio. Mi dispiace deludervi ma purtroppo non concordo con Tolstoj quando afferma che tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, credo più ad Alan Bennet che afferma:

“Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre famiglie”.

Come al solito quindi non troverete delle ricette: cercheremo di capire cosa può essere utile perché una famiglia sia fonte di benessere, sarà poi ognuno a capire come provare ad applicarlo nel proprio caso specifico.


Parleremo quindi di famiglie al plurale perché come le persone, non ci sono famiglie uguali tra loro.

All’interno di ognuna di queste sono centrali le relazioni che, sebbene asimmetriche, sono caratterizzate da circolarità e interdipendenza. Interdipendenza perché le azioni, gli stati d’animo, le situazioni di vita ecc…, hanno delle conseguenze su tutte le persone della famiglia, che devono comportarsi di conseguenza.



Continuità e trasformazione: due spinte contrastanti che muovono la famiglia




Proviamo a pensare alla vita di una famiglia: da quando nasce la coppia in poi avranno luogo una lunghissima serie di eventi e cambiamenti come l’eventuale nascita di figli, l’arrivo di un animale domestico, i genitori che devono essere accuditi, una malattia, il cambiamento di lavoro, un trasloco… Le ipotesi sono infinite!


Dai professionisti che lavorano con le famiglie questi eventi critici sono suddivisi in “normativi” quando si riferiscono a cambiamenti fisiologici dovuti al ciclo della vita e “paranormativi” quando sono invece imprevedibili.

Non cambia però il fatto che comportino per la famiglia la necessità di riadattarsi.

Per completezza occorre chiarire che le nuove teorie parlano di “microtransizioni” ovvero ci dicono che nella famiglia i cambiamenti avvengono in modo molto graduale, non sempre all’improvviso e drasticamente.


Vorrei ora provare a riflettere su alcune conseguenze che emergono se accettiamo l’idea che il cambiamento sia una parte fondamentale della famiglia:

- Non bisogna temere il cambiamento o il conflitto che ne può derivare: essi sono fisiologici e necessari e se si verificano non significa che i rapporti familiari non funzionino;

- Quando una famiglia attraversa un evento importante, anche se positivo, sono necessari dei cambiamenti nei ruoli e nelle funzioni ed è quindi normale che si verifichino delle difficoltà. Non bisogna quindi sentirsi in colpa o sbagliati se questo accade, soprattutto di fronte ad un evento che si immagini debba essere soltanto positivo.


A questa necessità di trasformazione si affianca, per la famiglia, la necessità di conservazione della propria identità e continuità, o si rischia di perdere un pilastro del nucleo familiare.

Sembra un equilibrio complesso da mantenere ma la famiglia funzionale ha al proprio interno le risorse necessarie per questo processo di adattamento continuo. Le necessarie riorganizzazioni verticali (tra genitori e figli) e orizzontali (tra partner o fratelli) dei rapporti familiari in questi casi avvengono mantenendo un senso di identità proprio.


A questo proposito vorrei anche far presente che la famiglia è fortemente legata alle dimensioni temporali: ha un passato (quello che si è condiviso con le famiglie di origine ma anche la propria storia come famiglia), una dimensione presente e una progettualità futura, che può essere determinante nel mantenimento dell’identità e della coesione della famiglia.

Perché “famiglia funzionale”?


Per parlare di famiglia concentrandosi sulla qualità dei legami che la costituiscono, si preferisce l’aggettivo “funzionale” a “normale” o “tradizionale”. Questo perché questi ultimi si riferiscono alla struttura della famiglia. La descrizione delle persone che compongono la famiglia (ad esempio il numero di figli, un eventuale genitore single o la prensenza di nonni), però, non ci permette di capire se le relazioni tra di loro siano soddisfacenti e portino benessere. anche per me la frase non spiega bene Quest’ultimo è invece l’aspetto su cui si pone l’accento con il termine “funzionale”: una famiglia può essere considerata funzionale se garantisce e promuove un adeguato benessere ai suoi componenti.


In generale le relazioni familiari funzionali sono caratterizzate da (Zani, 2011):

  • forti vincoli e limitati gradi di libertà;

  • una struttura gerarchica;

  • legami di attaccamento cura e lealtà.

Le dimensioni necessarie al buon funzionamento familiare sono invece (Zani, 2011)

  • livelli moderati di coesione;

  • dialogo, comunicazione, fiducia, rispetto, lealtà;

  • moderati livelli di flessibilità.

Come si può notare, dunque, la famiglia deve fornire legami sufficientemente solidi e strutturati da ruoli ben definiti, tali da offrire una “base sicura” dove tutti i componenti possono tornare, ma allo stesso tempo devono essere legami che permettano ad ognuno di perseguire la propria traiettoria esistenziale. Si tratta dunque di legami che liberano e che, pur offrendo una stabilità e continuità, accolgono i cambiamenti che avvengono nei componenti delle relazioni.

Questo significa, saper riadattare i propri ruoli in accordo con il momento di vita che la famiglia sta attraversando e le necessità dei vari componenti.



Padri e Madri: dai ruoli alle funzioni genitoriali.




Sebbene stiamo cercando di parlare delle famiglie da un punto di vista che non considera la loro struttura, spesso si immagina la famiglia come quella con una madre, un padre e uno o più figli. Pur tenendo a mente che la struttura della famiglia è cambiata e che non è indicatore della qualità dei legami, proviamo ad accennare le caratteristiche tradizionali dei genitori e alcuni cambiamenti che sono avvenuti.


Cosa pensi di solito quando pensi al ruolo di “madre” e “padre”?


Nell’immaginario comune la figura della madre è quella dell’affetto e della cura mentre quella paterna quella del controllo e dell’insegnare le regole sociali. Attualmente ci sono stati dei cambiamenti, i padri si occupano maggiormente degli aspetti della cura dei figli e i ruoli non sono così netti. Si preferisce quindi parlare di funzioni. La funzione primaria (tradizionalmente materna) è quella relazionale, affettiva, di cura e accoglienza mentre la funzione secondaria (tradizionalmente paterna) riguarda l’insegnamento delle regole sociali e il controllare che siano rispettate. Il nome delle funzioni non deriva dall’importanza che queste rivestono nella vita di un individuo bensì l’ordine cronologico in cui queste compaiono nella sua vita: normalmente prima si incontra l’accoglienza e l’affetto della famiglia e man mano che si incontrano nuovi contesti sociali bisogna imparare le loro regole ed adeguarvisi.


Anche se la società attuale sembra prediligere la funzione primaria, è importante nell’educazione di un figlio la compresenza di entrambe le dimensioni. Se prima i ruoli erano ben distinti oggi le due funzioni possono essere svolte da entrambi i genitori in base alla propria personalità e al momento che la famiglia sta vivendo.



Quanto è difficile Il passaggio da ruoli a funzioni genitoriali?

Molto!


Le maggiori difficoltà sono generalmente riscontrate dai padri. Nel voler assumere un maggior ruolo di cura nei confronti dei figli, infatti, si trovano a dover cambiare rispetto alla figura paterna di cui hanno fatto esperienza come figli, senza avere dei modelli alternativi a cui fare riferimento. Questa assenza di modelli precedenti a cui ispirarsi viene anche affiancata da uno stereotipo che ancora fatica a cambiare, per cui il padre che si occupa dei figli è un “mammo” e non semplicemente un padre. I nuovi padri, inoltre, devono conquistare uno spazio che a volte le compagne faticano a lasciare: il ruolo materno come quello della persona che si prende cura è invece tramandato da molto tempo e condividerlo con i padri, può non essere semplice per le donne: possono fare fatica a delegare ai padri in parte perché non sono abituate, fanno fatica a fidarsi o sentono il peso delle aspettative sociali. Anche le donne però, incontrano difficoltà:con i recenti cambiamenti sociali rischiano di essere sovrastate dalla pressione di rispettare gli standard passati per essere considerate buone madri e allo stesso tempo di affermarsi personalmente e professionalmente.

Quindi le figure materna e paterna non hanno nulla a che fare con il genere di chi le esercita o un legame biologico con questi?


Esattamente.


Dire che le funzioni genitoriali non dipendono dai legami biologici, porta a delle implicazione che credo sia importante sottolineare: le funzioni genitoriali di cui abbiamo parlato, possono essere svolte da chiunque si assuma il ruolo di genitore, indipendente dal genere dei componenti che compongono la famiglia e dal loro numero o dai loro legami di sangue.





PER APPROFONDIRE:


Carter, E., & Mc Goldrick, M. The Family Life Circle. New York: Gardner Press. Per un libro di taglio scientifico sulla famiglia e il suo ciclo di vita, 1980


M. G. Angela Maria Di Vita, Il fascino discreto della famiglia. Mutazioni familiari e nuove competenze, Milano, Franco Angeli, 2006 Per leggere diversi saggio, di lettura abbastanza semplice.


Gigli A.,Famiglie evolute. Capire e sostenere le funzioni educative delle famiglie plurali, Ed. Junior, 2016


Zani, B. Le relazioni familiari. In A. Palmonari, Psicologia dell'Adolescenza. Bologna, Il Mulino, 2011. Per un libro accademico ma molto fruibile.





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