Alla scoperta delle emozioni
- tessuto_educativo
- 3 lug 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 30 lug 2020
Caterina -

Vi siete mai chiesti cosa sono le emozioni, da dove derivano e, soprattutto, perché le proviamo?
Può sembrare scontato, ma dobbiamo sottolineare innanzitutto che le emozioni fanno parte di ognuno di noi, sono elementi imprescindibili della vita di ogni essere vivente. Emozioni, sentimenti, passioni, affetti accompagnano ogni persona nella relazione con sé stesso e con gli altri, nel fare esperienza del mondo.
Certo, c’è chi più di altri si lascia guidare dal proprio intuito e dal proprio sentire – dalla propria “pancia” o dal proprio “cuore” – mentre altri tentano in ogni modo di controllare le proprie emozioni, oppure ne sentono meno l’influenza e si affidano di più alla ragione. In ogni caso, la sfera emotiva accomuna tutti gli uomini e le donne, rendendoli ben diversi da computer precisi, freddi, ineccepibili. Per dirla in altre parole, le emozioni sono ciò che caratterizza, in senso lato, il nostro essere “umani”: sistemi assai complessi e sensibili, non sempre infallibili.
Essere “umani” significa in questo senso essere sensibili al mondo, ovvero recettivi verso gli stimoli esterni e interni che provocano reazioni più o meno intense, chiare ed evidenti dentro di noi. Le emozioni.
Ma andiamo per ordine.
Cosa sono le emozioni?
Non è facile descrivere la complessità delle emozioni attraverso una semplice ed univoca definizione.
Possiamo intendere l’emozione come un fenomeno istantaneo, di breve durata e più o meno intenso, che è possibile ricondurre ad un evento specifico. Ad esempio: sono triste perchè ho litigato con mia mamma; rivedere una vecchia amica mi ha reso felice; mi sento frustrato per via del lavoro; e così via. Le emozioni quindi derivano sempre da un elemento “scatenante”, anche se a volte possiamo esserne inconsapevoli oppure possiamo avere difficoltà ad individuare l’evento specifico che ci fa sentire in un determinato modo.
Non parliamo quindi di stato d’animo (detto anche “umore”), un fenomeno ugualmente presente nella nostra vita affettiva ma che ha una durata solitamente maggiore rispetto all’emozione e che non è direttamente riconducibile ad un evento particolare. Gli stati d’animo coinvolgono la persona nella sua globalità, dando una “colorazione” particolare - positiva o negativa - ai pensieri e ai vissuti di ognuno.
Per distinguere meglio i due elementi, facciamo riferimento all’esempio proposto dal filosofo Heidegger: la paura è un’emozione improvvisa e momentanea, che nasce in risposta ad uno stimolo che percepiamo come pericoloso; l’angoscia si caratterizza invece come uno stato più duraturo e diffuso, che non ha necessariamente origine da un evento o da un oggetto specifico ma che influenza il nostro approccio nei confronti del mondo.
Emozioni primarie
Esistono tante e variegate teorie sulle emozioni ma gli studiosi concordano in genere nell’individuare e separare alcune emozioni di base, definite primarie, e altre emozioni più complesse, definite secondarie.
Gioia, paura, tristezza, rabbia, disgusto e sorpresa sono generalmente individuate come emozioni primarie. Vi ricordano qualcosa? Ma sì, sono i personaggi del noto film di animazione Inside Out.
Esse vengono definite primarie o di base poiché sono le più “semplici” ed originarie, universalmente riconoscibili. Darwin è tra i primi ad osservare, nella seconda metà dell’Ottocento, che la modalità di espressione delle emozioni - soprattutto facciale - è molto somigliante sia negli uomini e nelle donne che negli animali, nei bambini, nei non vedenti. Da questa evidenza egli teorizza l’universalità (cioè la validità per tutti gli uomini) ed il carattere innato delle emozioni.
Fra i più recenti studi, quelli dello psicologo Paul Ekman e colleghi (condotti su popolazioni indigene della Nuova Guinea vissute in quasi totale isolamento) confermano la teoria di Darwin, restringendola però alle sei emozioni primarie. Sorridere dalla felicità, aggrottare la fronte per la rabbia, arcuare le labbra all’ingiù per tristezza sono tutti segnali che esprimono sentimenti facilmente riconoscibili in qualsiasi parte del mondo, qualsiasi sia la nostra provenienza culturale. Sono parte di un linguaggio comune che, tendenzialmente, chiunque è in grado di interpretare e comprendere.
L’espressione di tali emozioni sembrerebbe perciò essere un comportamento innato, ovvero naturale e istintivo, connaturato nell'essere umano - e non solo - già alla nascita.

I personaggi-emozioni protagonisti del film d’animazione Inside Out.
Emozioni secondarie
Le emozioni secondarie sono invece più complesse poichè derivano dall’incrocio e dalla combinazione di quelle di base: ad esempio, rabbia e disgusto provocano disprezzo, tristezza e sorpresa portano alla delusione e così via.
Queste emozioni non sono né innate né universali, ma, al contrario, sono culturalmente apprese e condizionate. Ciò significa che la loro modalità di espressione varia da cultura a cultura ed è condizionata in particolare dai costumi specifici, dai modi di pensare, dai valori e infine da alcune “regole” - più o meno implicite - di esibizione delle emozioni (display rules).
Possiamo tutti facilmente immaginare che diverse emozioni (come disagio, interesse, orgoglio, ecc..) vengano accettate ed espresse in modo diverso in Italia, in Giappone (dove mostrare le proprie emozioni in pubblico è per cultura meno accettato e meno diffuso) o in un altro paese.
Ma non solo: la nostra sfera emotiva è anche influenzata dalle nostre caratteristiche personali e dalle nostre esperienze, dai nostri valori, bisogni e desideri. Ciò significa che ogni persona, di fronte ad uno stesso stimolo, può provare sensazioni ed emozioni molto diverse rispetto agli altri.
Da dove nascono e come si esprimono le emozioni?
Esistono tante e variegate teorie sulle emozioni, ma gli studiosi concordano sul fatto che si tratti di un fenomeno complesso. Parliamo infatti di uno stato interno caratterizzato dall’insorgenza di eventi di tipo psicologico, fisiologico e comportamentale insieme. A tutti questi eventi interiori ognuno di noi, in un momento successivo, fornisce un significato personale.
L’emozione, dunque, è sia la causa che l’effetto di una serie di reazioni che avvengono al nostro interno: a livello fisico (modificazioni corporee come accelerazione battito, abbassamento pressione, ecc.), a livello cerebrale (soprattutto in quello che viene definito “cervello emotivo”) e a livello personale, soggettivo. È proprio da qui che hanno vita le emozioni.
Cerchiamo di capire insieme questo processo piuttosto complesso, tentando di semplificarlo.
Di fronte ad una situazione potenzialmente stimolante dal punto di vista emotivo gli organi di senso (occhi, orecchie, ...) trasmettono le informazioni percepite al cervello, in particolare al talamo. Da qui, le informazioni vengono inviate prima alla neocorteccia (la parte più recente del cervello, deputata al pensiero più complesso e raffinato) e in un secondo momento al sistema limbico (parte più ancestrale del cervello, di cui l’amigdala è importante elemento). Grazie all’interazione tra neocorteccia e sistema limbico viene coordinata una risposta emotiva, evidenti nelle modificazioni fisiologiche, nell’espressione facciale e nel comportamento generale, che rende l’individuo pronto ad agire.
In situazioni particolarmente stimolanti (ad esempio di forte pericolo) le informazioni percettive vengono invece inviate direttamente al sistema limbico tramite un fascio sottile di fibre nervose (circuito monosinaptico), passando solo successivamente alla neocorteccia. Questo permette una risposta rapida allo stimolo (ad esempio spostarsi bruscamente per evitare l’impatto con qualcosa), risposta che è però anche più istintuale e approssimativa.
Perché proviamo emozioni?
Possiamo ora affermare qual è il senso delle emozioni. Come abbiamo visto le emozioni mettono in atto una serie di reazioni, le quali permettono al soggetto di reagire di fronte ad una certa situazione.
L’emozione infatti, come afferma lo psicologo Goleman, è impulso all’azione: alla fuga (la paura porta il sangue a circolare soprattutto sulle gambe), all’attacco (la rabbia porta il sangue alla testa e alle mani), al rilassamento (la gioia distende i muscoli e attiva uno stato di quiete), alla protezione (il disgusto ci avvisa di qualcosa che non ci piace) e così via.
Secondo alcune scuole di pensiero originariamente le emozioni avevano un carattere adattivo e funzionale alla sopravvivenza, alla soddisfazione dei bisogni primari (cibo, accoppiamento) e alla comunicazione degli stati interni.
Le emozioni e le loro espressioni che oggi caratterizzano l’essere umano sarebbero quindi frutto dell’evoluzione dell’uomo, anche se i loro significati hanno perso o modificato in parte il loro significato originale.
La paura ci permette di essere prudenti e di evitare o reagire a possibili pericoli; la gioia ci permette di ricercare ciò che ci fa stare bene; la tristezza ci permette di elaborare un lutto.
Altro importante funzione delle sfera emotiva è quella comunicativa. L’espressione, soprattutto facciale, delle emozioni permette di comunicare il proprio stato interno. Se ci pensiamo, questo fattore è fondamentale per i neonati e i bambini, che non sono ancora in grado di esprimere a parole ciò che provano. Ma è in realtà molto importante anche nelle relazioni e negli scambi sociali di tutti.
Le emozioni quindi, oltre ad arricchire la nostra vita mentale, sono funzionali alla nostra sopravvivenza, poiché permettono di valutare una situazione, di comunicare il proprio stato e di prepararsi all’azione. Mica poco!
NOTA: In questo primo articolo un po’ più tecnico ho cercato di analizzare e spiegare le caratteristiche e i processi alla base delle emozioni. Nei prossimi articoli tratteremo più specificatamente di tutto ciò che riguarda l’educazione alle emozioni. Non perderteli!
PER APPROFONDIRE:
Per i più piccoli (ma non solo) il film di animazione Inside Out parla delle emozioni primarie.
Sugli studi di Paul Ekman sulle espressioni facciali un video interessante e per tutti: https://www.youtube.com/watch?v=PG-tKKmdJlI
Il libro più famoso di divulgazione sulle emozioni, adatto a tutti, è quello di Daniel Goleman, Intelligenza emotiva. Che cos’è - Perché può rendere felici, Milano, BUR Saggi, 1999
Una trattazione più scientifica sulla storia e sulle teorie delle emozioni si trova in R. Plutchik, Psicologia e biologia delle emozioni, Torino, Bollati Boringhieri, 1995
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