Nuovo approccio alla disabilità: quali sono le sfide per l'educazione?
- tessuto_educativo
- 29 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 giu 2020
Arianna -

“Deficiente”, “menomato”, “handiccapato” e “disabile” sono alcuni dei termini che nel corso del tempo sono stati utilizzati per riferirsi alle persone con disabilità. Se queste parole ti sembrano un’offesa, è perché sei il frutto di un’evoluzione terminologica e di pensiero. Non ti dovrebbe quindi stupire che Maria Montessori scrivesse nelle sue opere “deficiente”, termine utilizzato dai professionisti della sua epoca.
Cosa ci dice l'espressione "persona con disabilità"?
Prima di tutto ci indica che siamo di fronte ad un persona. Scontato? Forse. O forse no. Persona come individuo unico con bisogni, necessità, abilità note e da scoprire, desideri da cogliere e incoraggiare, con una storia, inserita in più contesti e con disabilità. Disabilità come parte che incide sul tutto, ma non lo monopolizza. La persona con disabilità non è la sua disabilità.
Quindi il mio amico Paolo con la sindrome di down non è come Alessandra, sempre con la sindrome di down, ma che non conosco. Dovrò sforzarmi di incontrare Alessandra senza aspettative, pre-giudizi, senza un copione o una ricetta che mi detta come relazionarmi a lei.
Ad ognuno il proprio. L’azione quotidiana intrisa di impegno educativo non può prescindere dall’attenta osservazione alle manifestazioni di unicità del singolo, più o meno silenziose o addirittura nascoste. Osservazione che opera su più livelli, la cui prospettiva è ampia e include la pluralità dei contesti (ambientale, culturale, politico, personale e sociale) che contribuiscono a determinare l’unicità della persona.
Che cos'è l’ICF?
L’ICF è un sistema di classificazione pubblicato dall’OMS nel 2001: Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. Una sorta di occhiale condiviso a livello internazionale, la garanzia di uno standard per la descrizione della salute e delle condizioni correlate a questa. Questo permette una più agile comunicazione e comprensione tra i professionisti di varie discipline e paesi, consente inoltre di raccogliere dati validi per gli stati membri delle Nazioni Unite.
L’ICF è una revisione di un altro sistema di classificazione l’ICIDH (Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap) pubblicato sempre dall’OMS nel 1980.
Dove l’ICF suggerisce le sfide per l’educazione?
Le sfide dell’educazione lanciate dall’ICF emergono soprattutto nelle novità che questo sistema ha proposto rispetto al precedente. L'ICF:
è attento alla salute, al funzionamento piuttosto che alla disabilità;
riguarda tutti;
considera la pluralità dei contesti, descrive cioè persone reali in contesti reali.
La salute non è solo assenza di malattia, ma è frutto di interazione tra più componenti (condizioni fisiche, funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione sociale, fattori ambientali e personali), le quali costituiscono la struttura dello stesso ICF. Questo approccio viene detto bio-psico-sociale proprio perché considera come determinanti la salute molteplici dimensioni. La persona è con disabilità, non è disabile ed è unica nella varietà di sfaccettature che la definiscono.
L’ICF, proprio perché attento alla salute, riguarda tutti e non è un modello statico, ma evolve. Il che significa che quello che ti definisce oggi potrebbe non essere quello che ti definisce domani. La comune condizione di essere umani ci suggerisce che l’incontro con la difficoltà, ma anche con la disabilità può avvenire in qualsiasi momento nei nostri percorsi di vita.
L’idea guida del “ad ognuno il proprio”, di cui si parlava poco fa, risulta fondamentale per cogliere le singolari contingenze che caratterizzano una persona in un determinato momento e per agire di conseguenza. La costante osservazione di ciò che ciascuno è ogni giorno ha come risposta azioni quotidiane singolari: per l’educatore che opera con più persone queste sono risposte possibili grazie ad un impianto strutturale di azione che permette di agire in base alle esigenze di tutti e alle peculiarità di ognuno, da sempre presenti o nuove e temporanee. Per l’educatore e per chi ha a che fare con una persona con disabilità, magari in un contesto domestico, significa individuare giorno per giorno le situazioni di vita che determinano un problema, una difficoltà e chiedersi:
Quali sono i limiti su cui non posso agire?
Quali sono invece gli ostacoli che posso provare a rimuovere?
Quali risorse posso scovare nella persona che ho di fronte? Quali sono le risorse del contesto che la possono facilitare e MI possono facilitare nella relazione quotidiana con la persona con disabilità?
Quali interventi possono facilitare l’attività in questione e la partecipazione al e del contesto?
Non esiste una ricetta, certo un tipo di intervento che segua tecniche precise è funzionale, ma solo se tagliato su misura di chi ho di fronte sortisce effetti duraturi. Per questo vi voglio lasciare con queste domande e non con risposte, perché solo le domande giuste possono offrire le risposte adatte alle vostre esigenze di supporto e sollievo nelle difficoltà quotidiane.
In questo articolo l’ICF (Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, pubblicato dall’OMS) è stata analizzata solamente per quegli aspetti di novità che rappresentano una sfida in ambito educativo, per questo motivo se sei interessato/a al modello bio-psico-sociale che questa classificazione propone o all’ICF come strumento ti consiglio di guardare ai riferimenti bibliografici e sitografici che trovi al termine della trattazione.
PER APPROFONDIRE:
Caldin Pupilin E. (2007), Introduzione alla Pedagogia speciale, Cleup, Padova
Friso V. (2017), Disabilità, rappresentazioni sociali e inserimento lavorativo. Percorsi identitari, nuove progettualità, Guerini e Associati, Milano
Rimando al sito dell’OMS per l’analisi di alcuni aspetti fondamentali dell’ICF che in questo articolo non ho trattato: https://apps.who.int/classifications/icfbrowser/ (consultato nell’aprile 2020)
Consigli per i più piccoli:
Pardi F. (2011) Piccolo uovo. Nessuno è perfetto (illustrato da ALTAN), Lo Stampatello, Milano. Il libro è letto e illustrato dalle Classi prime Sc. Primaria Giovanni XXIII di Cavarzere, trovi il video racconto al sito: https://www.youtube.com/watch?v=4jE9xj2Lncc (consultato nell'aprile 2020).
Bravi ragazzi/e articoli molto intetssanti